
Una delle cose che adoro della fantascienza è la caratteristica di vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti con significati nuovi. A volte basta cambiare una parola, come da risorto a non morto, ("La Pasqua: Anche quest'anno si è celebrato contemporaneamente l'alzarsi in cielo di un non morto e la fuga di un popolo attraverso un mare temporaneamente prosciugato da un dio, festeggiando con uno sterminio di cuccioli da sbranare e un rompere uova di cioccolata a pugni. No, in questo mondo non è mica facile scrivere fantascienza") o astrarre dal contesto un singolo evento, e tutto cambia. Una volta un mio amico definì "embrioni uccisi col calore e uniti a pezzi di pancia spellata" le semplici uova e pancetta, orripilante ma efficace. Non mi piace l'orripilante, preferisco l'esempio di Men In Black, dove il nostro vicino potrebbe nascondere un profugo extraterrestre protetto dal Governo.
Così a volte provo a osservare gli eventi normali come se fossi un alieno capitato qui per caso e la conclusione è sempre la stessa: ragazzi, uno scrittore di fantascienza ha vita davvero difficile, tutto quello che c'è di assurdo e incredibile già lo abbiamo trasformato in ovvio e quotidiano! E, sì, spesso è anche orripilante. Capita.