martedì 5 marzo 2019

Lo ZX81 che cambiò tutto

38 anni e nemmeno un capello bianco!
Era il 1983 credo. O l'82, importa poco. Sì, forse l'82. A quei tempi non si sapeva mica che un computer avrebbe avuto una vita più breve di una lucidatrice. Che la lucidatrice che avevamo in casa aveva almeno trent'anni, beh trenta no, ma era degli anni '60 comunque, diciamo del '64-'65 e nell'82-'83 era maggiorenne lo stesso.

Era l'82 e il futuro prometteva di cambiare il mondo. Sì, poi l'ha fatto, lo fa sempre. Però mica come ci aspettavamo. Ma questo è un altro discorso. Era l'82, e l'ho detto, e c'era questo computer sul mercato già da un anno, il Sinclair ZX81. Che poi era la versione aggiornata dello ZX80, dove l'ultima coppia di cifre indicava l'anno d'uscita. Errore madornale oggi chiamare un computer con la data di uscita, dopo pochi mesi sembrerebbe già vecchio; ma allora c'erano le lucidatrici maggiorenni e avevo ancora in bella mostra la radio a valvole che quando la accendevi si illuminava lenta di un colore caldo e solo dopo parecchi secondi iniziava a parlare; e la TV da anni quando la spegnevi concentrava tutta la sua luce magica in un unico puntino che pareva un tunnel al centro dello schermo, non sai quante volte da piccolo ho appoggiato l'occhio a quel tunnel per sapere cosa si potesse vedere dall'altra parte, come fosse una finestra. Era un fascio di particelle in realtà e non so come abbia fatto io a non diventare cieco. Comunque gli oggetti duravano, non venivano aggiornati continuamente. Almeno io la ricordo così.

L'82. Un anno al diploma di maturità. Non ricordo che lavoretti facessi ma investii tutta l'imponente cifra di 149.000 lire per comprare il mio primo computer. Lo ZX81 appunto. Prometteva il nulla, ma era il futuro. Girai mesi a Roma per cercare l'offerta migliore, mica come oggi che dopo pochi mesi esce il modello più potente. Oggi nemmeno si usano più le lucidatrici per quel che mi riguarda. Ricordo il loro rumore infernale sul pavimento per spandere la cera, ricordo che poi si scivolava e c'era sempre una mamma a urlare "Usa le pattine, ho dato la cera!". Non mi mancano le lucidatrici. Il loro odore di cera calda sì. La mamma di più. Ma anche questo è un altro discorso.

Girai per mesi tutta Roma. Il Sinclair ZX81 lo vendeva la GBC ma poi c'erano altri importatori, negozietti, e oltre a essere più economici c'è il fatto che alla GBC erano proprio antipatici. Non so perché lo pagai 149.000 lire dopo aver girato mesi in cerca del prezzo più basso visto che il prezzo di listino ufficiale era 99.000 lire più IVA. IVA al 18%. Bei tempi. Forse lo pagai 117.000 lire e ricordo male. Ma ciò che resta non è ciò che è accaduto, no, è solo ciò che si ricorda.
Comprai lo ZX81 a Furio Camillo, un quartiere di Roma che negli anni successivi per un po' divenne il fulcro dei migliori negozi di informatica romani. Che mica si chiamava informatica. Si chiamava computer. Qualsiasi cosa era computer. Negozi di computer. Cassette per il computer. Esperti di computer. L'informatica era una facoltà universitaria, una cosa teorica. Qui invece grazie al signor Sinclair, poi meritatamente fatto baronetto dalla regina, il computer - tutt'altra cosa che l'informatica - era un oggetto economico, mai stato così economico, e semplice, che poteva essere acquistato da chiunque. Beh, sì, non serviva a un piffero, ma chiunque poteva portarselo a casa. Anche io. 149.000 lire, che non erano pochissime ma caspita, ci portavi a casa un computer, ti rendi conto? Che i computer finti fino a quel momento stavano solo nei film di fantascienza, erano cattivi, uccidevano tutti e alla fine morivano, sì, morivano, mica si spegnevano, proprio morivano, tra mille scintille sentenziando frasi che sembravano avere il punto dopo ogni parola. Articoli compresi. Che i computer veri fino a quel momento li avevano la NASA e il Pentagono e certo non li usavano per mettere online giallozafferano.it. E tu con 149.000 lire (o 117.000 se hai una memoria migliore della mia) ne portavi a casa uno. Più piccolo, sì, non parlava nemmeno con i punti a ogni parola, per fortuna non moriva tra mille scintille. A volte semplicemente non si accendeva e lo faceva in dignitoso silenzio, allora potevi aprirlo e con un saldatore smanettare un po', e spesso la colpa era solo dell'alimentatore. Ci ho messo più stagno in quell'alimentatore che non hai idea, alla fine pesava il doppio di quando l'ho comprato.

Lo ZX81 era piccolo, sì, e inutile, ma era un computer. Cacchio. Nel 1986 con uno ZX81 entrarono nella rete francese e misero fuori funzionamento il potente Cray-1, che al tempo era la Ferrari dei grandi computer per aziende miliardarie - macché Ferrari, era un autotreno Volvo per sceicchi, e questo era il Cray-1 che gestiva i dati degli esperimenti nucleari francesi a Mururoa, 'nimaccia loro. Ne parla pure Wikipedia. Dice che i ragazzi che fecero l'atto di hackeraggio, che al tempo non so nemmeno come si chiamasse un atto di hackeraggio, lasciarono il messaggio "Il vostro Cray-1 è stato momentaneamente sostituito da un semplice ed economico ZX81 Sinclair". Non c'era ancora l'emoticon della pernacchia altrimenti ce l'avrebbero messa.

Fui promosso con buoni voti, mi dedicai al computer. Quando lo portai a casa aveva un manuale dalla copertina bellissima, fantascienza pura, mai vista una copertina tanto bella in un manuale fino a che non comprai lo ZX Spectrum. Ma poi era tutto in inglese e io a parte lo scolastico "Hello doctor Green" pronunciato quasi come si scrive non è che fossi un drago in inglese. Però nel 1986 andai con mia sorella tre settimane in Inghilterra e Scozia e sopravvissi. Merito dei tentativi di tradurre il manuale.

La prima volta che lo attaccai alla TV rimasi a guardare lo schermo bianco con un cursore lampeggiante, un quadrato che se ricordo bene era nero con la K bianca sopra. Che lo ZX81 non aveva mica i colori. Rimasi affascinato da quella magia. Con la mente mi figuravo le mille cose che poteva fare quella macchina. Ma non sapevo chiedergliene nemmeno una, quindi restavo a guardare il cursore lampeggiare. Bello. Ammazza aò quant'è bello. Lampeggia. Guarda come lampeggia. Aspetta che imparo e vedrai. Ma intanto famme vede' come lampeggia. Bello il computer mio. Avesse la coda scodinzolerebbe, ma non ce l'ha, quindi lampeggia.

Mesi dopo nella fattoria marchigiana dei parenti con mio cugino pensai di fare bella figura: attaccai il computer (che era un vero portatile, piccolino e leggero) alla TV di campagna e in solo mezz'ora programmai un orologio. Dodici numeri neri disposti a cerchio e degli sgorbi quadrati che con un po' di fantasia avrebbero dovuto essere le estremità delle lancette. Rimanemmo a vedere quella magia in silenzio. Che lo ZX81 non aveva mica i suoni. Io immaginavo "mio cugino penserà che sono un genio". Lui rifletteva "Mezz'ora per tirare su uno sgorbio di orologio: che coglione, ce n'è uno proprio al muro". Altri tempi. La gente non era pronta a comprendere qualcosa che ancora non c'era e che non si sapeva a cosa diavolo potesse mai servire. Beh, detta così come dar loro torto?

Programmai i miei primi giochi. Pesci che mangiavano bolle che scorrevano grossolanamente sullo schermo. Pesci fatti con simulacri di coda, O maiuscole, parentesi aperte per la bocca aperta o un uguale per la bocca chiusa che si alternavano sullo schermo. Così: >O(  e  >O=  Chi mai a vederli dubiterebbe che si tratti di pesci. Direi più orate voraci del Tirreno anche se non me ne intendo. E le bolle erano "o" minuscole. Facile. Che lo ZX81 non aveva mica la grafica. Per giocarci dovevi essere seriamente motivato e anche così due ore di programmazione ti donavano dieci minuti passati a spostare orate del Tirreno prima di stufarti di un gioco tanto idiota, ma vuoi mettere? Usare il Basic di quella macchina per programmare era eccezionale, era come se i pensieri fossero una pasta informe che passavi attraverso il filtro della logica pura e ne uscivano spaghetti ordinati, dritti, allineati. Se non riuscivi a ordinare così perfettamente i pensieri non potevi programmare. E sì, che ora puoi permetterti di sprecare righe di codice quante ne vuoi, qui al lavoro non so nemmeno quanti gigabyte di memoria abbia il mio computer, il Mac di casa credo ne abbia 16 o forse il doppio, è così ampia che non mi interessa sapere la cifra. Ma prima no. Che lo ZX81 non aveva mica una memoria. Aveva 1 kilobyte, 1 Kb!: prendi i 16 Gb del mio Mac, li dividi prima per 16 e poi per un milione, rendo l'idea?, diciamo qualcosa capace di contenere solo il testo di un unico foglio dattiloscritto con 30 righe di 60 caratteri, poi stop. E in quello spazio ci doveva stare il programma, la gestione di ogni punto dello schermo, le variabili e non ricordo più cosa. Come dire: siete in 4? Prendete quella Smart per due, ma entrate con attenzione che dentro già c'è un comodino, una lampada a piantana e la nonna con la sua poltrona preferita, lei senza la sua poltrona non si muove di casa. Pare nulla ma al tempo era abbastanza: c'è chi in quella caccola di spazio ha addirittura programmato il gioco degli scacchi. Giuro. Ordine mentale perfetto, gestione delle risorse al massimo, genialità pura.

Lo ZX81. La Sinclair stava raggiungendo i 140 dipendenti; sir Clive Sinclair, il fondatore, era un genio classe '40 che aveva il pallino del rendere economiche e portatili le cose elettroniche costose. Fece calcolatrici minuscole alla portata di tutti quando solo pochi potevano permettersi quelle da scrivania, diffuse i computer, inventò sciocchezze come le prime inguardabili TV piatte e un triciclo elettrico ottimo per suicidarsi, il C5, tanto basso che per farsi vedere dagli autisti delle automobili si doveva aggiungere un'asta alta con una bandierina. Ora sir Sinclair è un arzillo vecchietto che due anni fa ha divorziato da una gran topa giovanissima e produce bici ripiegabili a Londra. Chiuse la sua azienda di computer nel 1985. Perché i computer divennero molto diversi dalle lucidatrici. Fare cose economiche e durature non era più competitivo. Steve Jobs invece con costosissimi  prodotti a obsolescenza programmata rinnovati ogni anno ha fatto della Apple il primo brand al mondo. Strana la storia.

Era l'82, ora ne sono sicuro. Nell'82 presi lo ZX81. Perché a fine '83 passai allo ZX Spectrum, l'incredibile evoluzione dello ZX 81: 48 Kb di memoria anziché 1, colori, grafica, suoni. Beh, suoni. Suoni no, erano biiip più o meno acuti. Che però tecnicamente erano suoni. E i colori erano solo 8, quasi tutti inguardabili. Certo non brutti come quelli del Commodore 64, il suo concorrente. Ci sono ancora lotte tra i fedeli dello Spectrum e quelli del C64. Non dipende dalle caratteristiche tecniche delle macchine scegliere quale fosse superiore, dipende dall'amore. Al tempo questo si provava per il proprio computer.

ZX Spectrum. Sembrava che Sinclair avesse imparato la lezione di non mettere più la data di uscita nel nome, niente ZX82. Invece fece peggio: pubblicizzò quella che era la grande novità, i colori, con il nome Spectrum. "Comprate me, ho i colori gente, i colori! L'ultima meraviglia per i computer! Dove lo trovate un altro cosobuffo che costa così poco con i colori?"
Bum: appena uscì lo Spectrum tutti i computer casalinghi avevano già i colori. Come se oggi la Fiat pubblicizzasse il modello "io ho anche le ruote! E il volante è in omaggio, ma quello rotondo, un cerchio perfetto, che fa pendant con le ruote, perché io ho anche le ruote eh". La Commodore, furba come solo il vecchio Jack Tramiel poteva essere, commerciante come solo l'America sa essere, sottolineò nel nome il punto di forza del prodotto, la memoria: C64, ben 64 Kb di memoria contro i 48 dello ZX Spectrum. Partita vinta, USA-UK 1 a 0. Poco importa che poi la memoria usabile fosse superiore nello ZX Spectrum, è il marketing dolcezza.

Vendetti lo ZX81 per comprare lo Spectrum accecato dal futuro, dai colori, dai biiip. E poi mi sentii come uno che vende il proprio bastardino affettuoso per comprarsi un altro cane più bello. Carogna ingrata. Ho ricomprato lo ZX81 pochi anni fa per nostalgia e per sensi di colpa, mi sono sempre considerato un idiota per aver venduto il mio primo computer. Quindi ora ho uno ZX81, ma non è il mio ZX81.

Il mondo nell'83 dello Spectrum e del C64 non era cambiato: la gente comune ancora si chiedeva con sorrisetto di sufficienza cosa ci trovassi in quelle macchine inutili, spenderci soldi e tempo e non servivano proprio a nulla. Odio i sorrisetti di sufficienza. In edicola c'erano due sole riviste sui computer, poco più che ciclostili, e stavano sempre vicine alle riviste porno. Un ragazzo che passava tempo sul computer appariva come uno sfigato; uno che se avesse avuto rapporti sociali avrebbe passato altrimenti le sue serate. Ora, beh, ora è un altro mondo. Ora si sa per certo che chi passa le serate al computer è uno sfigato. Ma si può invocare l'aver passato la serata al computer per l'esigenza di lavorare/studiare/creare così da darsi un tono.

Perché ti parlo di tutto questo? Perchè oggi, proprio oggi, lo ZX81 compie 38 anni. Fu lanciato il 5 marzo 1981.
38 anni fa nacque l'oggetto che mi prese i pensieri ancora impastati, li passò nel filtro e ne fece ordinati spaghetti tanto lineari che Spock ne sarebbe fiero.
38 anni fa crearono l'oggetto che mi fece sentire un genio nel perdere solo mezz'ora per vedere un rachitico orologio silenzioso su una TV in bianco e nero.
38 anni fa qualcosa mi avrebbe reso divertente far mangiare bolle a pesci di parentesi e lettere pigiando su tasti di membrana (che lo ZX81 non aveva mica una tastiera vera).
38 anni fa un oggetto inutile aveva così pochi comandi che anche uno come me poteva impararli su un manuale di lingua sconosciuta e accedere a quella che sarebbe poi diventata l'informatica con semplicità, gestendo pochi strumenti e imparando a ottimizzarli per necessità.
38 anni fa qualcosa dimostrò al mondo che anche il piccolo è abbastanza, che il futuro non aspettava più, che la rivoluzione iniziava così, dai ragazzi che risparmiavano la paghetta per un sogno giudicato idiota da tutti gli altri.

Ecco, questa è la mia storia, che sarebbe stata differente se nell'81 sir Clive Sinclair avesse già scoperto la sua vocazione di latin lover tardivo e avesse preferito le gran tope al posto del sogno di diffondere i computer nelle case di tutti. Stamattina quindi ho preso il mio-non mio ZX81 e l'ho guardato con un sorriso. Perché a volte ci sono momenti, oggetti, luoghi, che sono precisamente là dove qualcosa è cambiato e la vita ha preso un'altra strada, quella che mi ha portato qui. Non sempre si riesce a capire quale fu il momento, l'oggetto o il luogo causa di un cambiamento, anzi quasi mai. A volte. Stavolta sì. Grazie allo ZX81 ho amato lo Spectrum; con l'esperienza in programmazione (Basic, capirai!) ho iniziato a lavorare ai database DBase III per le librerie d'antiquariato nell'83; con i soldi guadagnati sono andato avanti con le mie passioni e ho avuto un'alternativa quando Odontoiatria iniziava a starmi stretta, accettando un posto di lavoro da tecnico del computer e segnando il mio futuro sin qui.
Ora se mi danno dell'informatico penso sia una bugia, una frottola. Come darmi del proprietario terriero solo perché ho un sacco di terriccio Compo Sana per gerani. Al tempo ero uno dei ragazzi del computer e dopo 38 anni posso accettare un lecito dubbio sulla parola ragazzo ma il succo è quello.
Ho una vita legata all'informatica, ero lì quando è nata, ci ho creduto, l'ho amata, nel tempo mi sono sentito tradito e valorizzato alternativamente. L'ho vista nascere, crescere, trasformarsi, invaderci. L'ho seguita fino a condurmi e condurci sino a qui, ora. Il mio, il nostro presente è nato esattamente 38 anni fa. E so bene quando, dove e da cosa tutto questo è nato. Quel piccolo giocattolo fu la chiave di volta tra il mondo che c'era prima e quello che c'è ora. E noi eravamo lì.

Grazie sir Sinclair. Auguri ZX81.