martedì 29 marzo 2016

Astronauti e fumatori eccezionali



Treno, 7:30, verso l'ufficio. Leggendo l'autobiografia di Cheli, l'astronauta, che raccontava quanto gli fu difficile passare dalla seconda media nel paesino emiliano alla terza media nella grande Bologna. E poi eccolo là a fare missioni nello spazio. Mentre leggo si siede accanto a me un signore, 40-45 anni, giaccone rosso, puzza di sigaretta insopportabile, vecchi libri in mano. Chiama la mamma al cellulare e poi una scusa e si inizia a conversare. Io non sono mai ben disposto con chi mi interrompe una lettura, specie se puzza di fumo, ma l'antipatia dura poco: dai treni si passa alla politica, alla droga e infine all'amico morto per overdose conosciuto in comunità. Sì: perché il mio compagno di viaggio ha vissuto gran parte della sua vita in una comunità "voluta dal dr. Basaglia, legge 180" mi precisa, e ora vive in una casa famiglia. Problemi mentali non precisati, di cui resta un segno nel modo di parlare e nel muoversi più del dovuto sul piccolo seggiolino. Legge vecchi libri di politica e storia, si dichiara un rivoluzionario pacifista, difende gli animali, ahimé sceglie di non andare a votare. Parla tanto, si muove troppo, puzza come una discarica per posaceneri. Insomma, una persona da cui la maggior parte della gente si siede lontana: invece alle mie domande sulla vita in comunità si è illuminato e il libro di Cheli, l'astronauta che aveva problemi in terza media, è diventato banale. E poi con orgoglio mi ha detto che un giorno è diventato tanto autonomo da essere messo in uscita dalla comunità, fare addirittura un corso per office automation ("i computer" precisa) a piazza Bologna, un corso durato un intero anno. "Ora - mi dice con un evidente orgoglio - so passare le fotografie dalla macchinetta fotografica al computer". Alza un dito a sottolineare con fiera competenza: "Col cavetto".
Gente così merita ogni bene, ogni augurio. Sono stato felice di aver avuto vicino quella puzza di fumo stamattina, con buona pace del libro di Cheli. Gli ho fatto i miei migliori auguri e lui li ha fatti a me. Raggiungere i propri traguardi misurati col proprio metro, esserne orgogliosi. Andare a lavoro con lo stesso impegno e fierezza con cui si va nello spazio. Se mai andrò nello spazio difficilmente ripenserò alla terza media di Cheli ma ogni volta che sposterò foto dalla macchinetta fotografica al computer ("col cavetto") senza dubbio penserò a questo incontro, e saprò che per qualcuno ciò che riteniamo banale è una meta conquistata con orgoglio.

L'ho seguito con lo sguardo perdersi nella folla della metro a Piramide, unico giacchetto rosso tra il fiume di uniformi eleganti e tanto grige. Auguri, fumatore. Grazie per l'invasione.