venerdì 23 maggio 2008

Crisi e telecomandi


Avevo sentito parlare della crisi dei quarant'anni, ma me l'aspettavo diversa.

Non è una crisi.

Oddio, la prima fase simula perfettamente la crisi: fine dei valori in cui si era creduto, delusione, cancellazione una per una delle infinite voci della lista quarantennale "Cose da fare" sino a rimanere lì a guardare quanto sia invitante il telecomando della TV, ultima spiaggia dell'uomo civile, segno che non hai proprio niente di meglio da fare o da pensare.

Un po' quanto accade nel mondo esterno: si ritorna al nucleare, all'antiabortismo, al razzismo legalizzato. Tutto quanto c'è di civile è spazzato via da un colpo di spugna, e si fissa il telecomando con avidità sperando di riuscire a credere alle fandonie che ci promette, mica per altro, solo per poter mettere a pace l'obsoleta coscienza con flebo di "è giusto così", "non ci puoi fare niente", "poteva andare peggio".


Non c'è più ragione di lottare perché non c'è più niente per cui lottare. C'è mia figlia Neve, è vero, e le sto lasciando un mondo davvero schifoso, ma "non ci puoi fare niente", qualunque lotta io possa fare è inutile se anche Beppe Grillo, radunando milioni di italiani, non ha potuto cambiare di una virgola l'Italia.


Ecco: la prima fase è come una crisi.

Come un periodo di bonaccia, niente vento, niente nubi, erba arsa dal sole, nessuna forza per muoversi: stai lì nel prato sapendo che ti stai ustionando, eppure che altro puoi fare?


Ma io sono un uomo fortunato.

La mia fortuna è che adoro i temporali.

E devo essere anche un gran parafulmine, hehee.

S'è scatenato improvvisamente un temporale tremendo, acqua da affogare, vento da strappare le orecchie, e tanti tuoni e lampi che ne sono ancora rimbambito.

Adoro i temporali.

Ne sono uscito che non ho più certezze, non so cosa sia giusto e cosa no, tutto ciò che credevo è messo in discussione. E questo è un miracolo. Un bellissimo miracolo, dal momento che è l'unico modo per ricostruire da zero, a quarant'anni suonati, il proprio mondo; ed è l'occasione per tornare a riempire la lista delle "Cose da fare", ora trasformata in "Cose da fare IMMEDIATAMENTE".

E questa non è crisi, e no. L'occasione per migliorare la propria vita, per tornare a vivere, che la si colga o no, non può essere chiamata crisi.


Ora non so cosa sia vero, cosa sia bene, cosa farò domani. So che per una buffa coincidenza la realtà mi sembra sempre più un'unica grandiosa illusione, se ci penso ogni persona che conosco rappresenta un'esigenza, l'avventura, l'amore, il dovere, c'è Neve ad esempio che è la voglia di vivere e il motivo per cui vivere, e ognuno, sino al personaggio più insignificante, se vedo questo mondo come un palcoscenico ha una sua funzione precisissima.

Il che o significa che il mondo è un'illusione, o significa che lo percepisco distorto, o significa che devo avere ingerito muffe allucinogene sconosciute. :)


C'è un dottore, non ricordo il nome, che crede che il cancro sia il risultato di una vita sbagliata, e quindi possa essere curato cambiando la vita che siamo costretti a vivere in quella che vorremmo vivere, e quando deve annunciare ad un suo paziente che disgraziatamente ha un tumore, dice allegro "Complimenti! Lei ha l'occasione per cambiare vita".

Ecco, i miei quarantatré anni sono una bellissima neoplasia. Se ne può morire, afferrando il telecomando e riempendosi di morale preconfezionata modello "per impiegati e telespettatori", o se ne può vivere, ma vivere sul serio, non come ho fatto negli ultimi dieci anni.

Non so cosa farò domani, ma per ora il telecomando l'ho gettato nel cassonetto.